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il blog di Luciano Muhlbauer

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Rompere il silenzio, fermare la guerra di Erdogan contro i curdi - Corteo, lunedì 14S h. 18.30 @SanBabila Milano

September 13, 2015

In Turchia da un mese e mezzo c’è la guerra, ma i grandi media guardano altrove. Non si tratta della tanto sbandierata guerra contro l’Isis, che esiste solo nelle chiacchiere, ma di quella concreta contro i curdi. Vengono colpiti non soltanto i guerriglieri del Pkk, ma interi centri abitati, civili disarmati, amministratori locali eletti e, soprattutto, il partito legale della sinistra curda, l’Hdp, le cui sedi sono state assaltate e devastate dall’estrema destra, senza che la che polizia intervenisse. Eppure tutto tace. Tace il loquace Renzi, tacciono i Ministri e tacciono gli altri governi europei.

Quanto sono lontani i giorni in cui tutti facevano il tifo per i curdi di Kobane, unici a fermare sul campo le forze del Califfo e a infrangere il mito della loro invincibilità. A quei tempi, cioè appena alcuni mesi fa, addirittura i Tg stigmatizzavano la politica di Erdogan, che chiudeva il confine alle spalle dei resistenti di Kobane, ma lasciava libertà di movimento agli uomini dell’Isis. Dopo l’attentato di Suruç, nel quale sono morti 32 giovani della sinistra turca, persino qualche voce ufficiale chiedeva che Erdogan ponesse fine alle sue “ambiguità”.

E, a modo suo, Erdogan ha posto fine alle ambiguità. Dopo qualche bombardamento di circostanza su Daesh e, soprattutto, la concessione della base aerea di Incirlik agli Usa, è passato ad occuparsi a tempo pieno dei curdi, blindando il confine di Kobane più di prima, rompendo a freddo il dialogo di pace con il Pkk e scatenando una massiccia repressione, che non risparmia neanche la stampa non allineata.

Tutto questo per un motivo tanto banale quanto sconcertante, cioè la sua brama di potere assoluto. Già, perché le elezioni politiche del giugno scorso non hanno premiato l’aspirante sultano e invece di conquistare l’ampia maggioranza assoluta, necessaria per riformare la costituzione in senso autoritario, il partito islamista è sceso addirittura sotto il 50%. E una della cause determinati è stata l’affermazione di Hdp, che con il suo 13% ha superato agilmente la soglia di sbarramento del 10%.

Il 1° novembre prossimo si terranno nuove elezioni anticipate e Erdogan intende raggiungere i suoi obiettivi con ogni mezzo. La guerra e la repressione servono a questo, a dividere e polarizzare la società, a tentare di recuperare così i consensi perduti e contestualmente di mettere fuorigioco l’Hdp, facendolo scendere sotto il 10% oppure impedendogli di partecipare alla competizione elettorale. Non è un caso che proprio in questi giorni sia stato aperto un procedimento penale contro Demirtas, il leader dell’Hdp, con l’obiettivo di ostacolare la sua candidatura.

Se nessuno fermerà Erdogan, da oggi al 1°novembre la situazione non farà che peggiorare. Ecco perché è urgente mobilitarsi al fianco della resistenza curda, per la cessazione immediata della guerra e della repressione e per pretendere che il governo italiano esca dal suo indecente silenzio, che oggi equivale alla complicità.

A Milano lunedì 14 settembre, raccogliendo l’appello della comunità curda milanese, saremo in piazza, alle h. 18.30, in San Babila, per cercare di rompere il silenzio. Il 14 non è un giorno qualsiasi, ma è il national day della Turchia ad Expo e sarebbe davvero imbarazzante che il governo turco incontrasse a Milano soltanto sorrisi, tarallucci e vino, mentre in Turchia e nel Rojava le persone muoiono ammazzate per soddisfare la sete di potere di Erdogan.

Le adesioni al corteo sono cresciute in questi giorni. Insieme alla Comunità curda di Milano ci sono gli spazi sociali milanesi, gli studenti dell’Uds, associazioni come l’Arci, sindacati come la Fiom e Usb e alcune forze politiche della sinistra cittadina. Queste adesioni sono positive, ma ci vorrebbe molto di più per essere all’altezza della situazione, qui a Milano e nel resto del paese. È come se ci fosse, anche a sinistra e anche da parte di quell’informazione di solito più attenta, una terribile difficoltà di guardare oltre al proprio cortile.

Un corteo non può bastare, ovviamente, ma è un primo importante passo per rompere il silenzio e l’ipocrisia, che davvero non sono più tollerabili. Quindi, cercate di partecipare e di far partecipare.

Tutti gli aggiornamenti e l’elenco completo delle adesioni li trovate sull’evento facebook www.facebook.com/events/436362863222256

In Internazionale Tags Kurdistan, rojava, turchia, erdogan, hdp, pkk, demirtas, Suruc, guerra, solidarietà, movimenti, corteo 14 settembre, milano, isis, da'esh, Expo 2015
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Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco.  Israele continua a bombardare e bloccare l&
Gaza e tutta la Palestina non fanno più notizia. È questo il principale risultato dei cosiddetti “accordi di pace”, che in realtà non sono nemmeno un vero cessate il fuoco. Israele continua a bombardare e bloccare l’afflusso degli aiuti, mentre gran parte della popolazione di Gaza è costretta in metà del territorio della striscia. In Cisgiordania non va meglio, perché coloni ed esercito proseguono nella pulizia etnica e nella cacciata dei palestinesi dalle loro terre. Questa è la realtà sul campo, mentre qui da noi i complici hanno fatto calare il silenzio e destre e “riformisti” del Pd vogliono persino tappare la bocca ai chi denuncia i crimini di Israele, proponendo la messa fuorilegge della critica al sionismo. Per questo occorre tenere viva la mobilitazione. Tutto il resto sono chiacchiere #Gaza #StopGenocide #EndOccupation #FreePalestine #Resistenza
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si
Continua la campagna del governo Meloni per eliminare manu militari ogni voce fuori dal suo coro. Oggi è toccato all’Askatasuna di Torino. Ma si illudono se pensano che uno sgombero possa chiudere la bocca alle persone. Si illudono e si sbagliano, alla grande! Giù le mani dall’Askatasuna! #Aska #Askatasuna
PER PINO E LICIA PER NON DIMENTICARE PINELLI ASSASSINATO   La memoria è una cosa importante, serve per affrontare il presente e, soprattutto, il futuro. E non bisogna mai dimenticare Piazza Fontana e la morte poco accidentale di Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico, accusato ingiustamente nel quadro dei depistaggi all’indomani della strage e fatto precipitare nella notte del 15 dicembre 1969 da una finestra del quarto piano della Questura di Milano. Nessuno avrebbe mai pagato per la sua morte o per le tante bugie e, alla fine, la spiegazione giudiziaria sarebbe stata un misterioso “malore attivo”. Morto Pinelli, il depistaggio continuò e il 16 dicembre fu arrestato un altro anarchico milanese, Pietro Valpreda, che rimase in carcere innocente per 3 anni. Solo molti anni più tardi una parte della verità storica sulla strage di Stato riuscì a farsi largo anche sul piano giudiziario, con l’individuazione dei responsabili della strage nei neofascisti di Ordine Nuovo. La famiglia Pinelli avrebbe dovuto aspettare 40 anni perché lo Stato, nella persona del Presidente della Repubblica Napolitano, riconoscesse la “verità storica” su Pinelli e sulla strage di piazza Fontana. Una verità storica che i movimenti avevano denunciato sin dai primi momenti e che anche oggi, in tempi di galoppante revisionismo governativo, potrà continuare a vivere soltanto attraverso la memoria e l’impegno collettivo. #pinelli #giuseppepinelli #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA
STRAGE FASCISTA E DI STATO
 
Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni p
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO   Sono passati 56 anni dal giorno in cui apparati dello Stato, con la manovalanza neofascista, inaugurarono la cosiddetta strategia della tensione, il cui obiettivo era creare le condizioni per svolte autoritarie che potessero fermare i grandi movimenti di massa, di operai e studenti, che negli anni 68 e 69 aprirono nuovi spazi e stavano conquistando diritti sociali e civili per tutte e tutti. Nella strage di piazza Fontana morirono direttamente 17 persone, ai quali va aggiunto Pino Pinelli, ingiustamente accusato e fatto volare da una finestra della Questura di Milano. Anche quest’anno il 12 dicembre i movimenti milanesi, ai quali si sono aggiunte le associazioni palestinesi, sono scesi in piazza non solo per ricordare, ma anche per ribadire che senza il protagonismo delle persone e dei movimenti, senza conflitto, i diritti e le libertà sono sempre sotto tiro, allora come oggi. Specie oggi, in tempi in cui vecchi fantasmi, dalle politiche autoritarie e repressive fino alla guerra, si stanno riaffacciando.   #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA 
STRAGE FASCISTA E DI STATO 

12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente
A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la mor
12 DICEMBRE PIAZZA FONTANA STRAGE FASCISTA E DI STATO 12 dicembre, strage di piazza Fontana,
Pinelli assassinato Valpreda innocente A cinquantasei anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordiamo la matrice fascista di quell’attentato, la morte di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta persecuzione contro gli anarchici. Non si tratta di un esercizio rituale, ma della necessità di leggere il presente attraverso le continuità che lo attraversano. Ci troviamo alle 18.30 in piazza 24 Maggio a #Milano #piazzafontana #stragefascista #stragedistato #antifa

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